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L'APPUNTAMENTO
Il bosco, prima ancora di essere un ecosistema, è un luogo, allo stesso tempo concreto, immaginario e letterario. È la “selva oscura”, è il luogo delle fiabe, il luogo dove il protagonista si perde e si ritrova, il luogo della prova e della metamorfosi, un passaggio iniziatico. È la metafora di un percorso interiore. È un luogo magico, mutevole ed enigmatico, dove si dispiega la potenza della natura, ma è anche il luogo dell’esperienza emotiva, dell’interazione diretta con l’ambiente, dell’abitare primordiale, della capanna primitiva, archetipo dell’architettura e spazio primario.
Interno senza esterno.
“Entrare nel bosco” è la metafora usata da Umberto Eco nelle sue "Sei passeggiate nei boschi narrativi" per descrivere il percorso del lettore all’interno del testo.
L’immagine del bosco, la dimensione caotica della foresta, è talmente potente e arcaica da venire utilizzata dalla modernità per descrivere anche il suo opposto, la complessità urbana. E l’efficacia di questa sua capacità descrittiva viene intuita da grandi artisti come Bruno Munari che ambienta il suo poeticissimo "Cappuccetto Giallo" in un bosco di grattacieli.
Oggi però si è voluto andare oltre, proponendo un bosco che sappia conservare le sue qualità ecologiche ed evocative in una dimensione totalmente artificiale e rarefatta. Un “bosco verticale”, presentato come «una panacea ai mali della città contemporanea». Uno slittamento di senso che sposta il piano dalla selva di grattacieli ai “grattacieli-selva”. Trasposizione della dimensione simbolica fondata in realtà su un’“estetica dell’embellissement”, dove la natura non è più esperienza ma diventa oggetto, prodotto.
Paolo Vitali